Il termine angioma è classicamente riservato alle displasie dei vasi sanguigni o angiodisplasie. Si applica attualmente a un complesso di malformazioni e di tumori vascolari benigni assiali eterogenei per il loro polimorfismo clinico, evolutivo e strutturale. Tra i tumori vascolari più frequenti ci sono gli emangiomi (infantili, capillari, cellulari, “immaturi”). Le malformazioni vascolari sono quella capillare, quella venosa e quella arteriosa, esse esistono allo stato puro o associate a patologie complesse.
È caratterizzato da un profilo evolutivo trifasico. È molto frequente, poiché interessa circa il 10% dei lattanti. L’emangioma del lattante può essere:
Indipendentemente dal tipo l’emangioma presenta una consistenza duro-elastica, leggermente calda al tatto però non pulsatile e non dolente. Alla nascita l’angioma è spesso assente, può esservi un quadro sfumato teleangectasico, l’angioma si sviluppa nelle prime settimane. La fase di crescita che è rapida nei primi tre mesi, può prolungarsi fino al 6-8 mese per le lesioni tuberose o fino al 9-12 mese per le lesioni a localizzazione sottocutanea. Durante questo periodo, l’80% di questi angiomi raddoppia le dimensioni iniziali. Alla fine della fase di espansione, l’angioma si stabilizza fino all’età di 18-20 mesi. Poi inizia una fase di regressione spontanea con un’involuzione lenta e progressiva. All’età di 8 o 10 anni la regressione totale è la regola in circa l’80% dei casi. Aspetti più rari sono l’emangioma congenito, che è presente alla nascita e regredisce molto rapidamente dopo l’anno di età e le forme gravi, esse sono rare, ma possono avere una prognosi quoad functionem, dove le forme mettono a repentaglio la funzionalità di alcuni organi, come ad esempio nel caso di angioma palpebrale con occlusione oculare, o possono avere una prognosi quoad vitam come ad esempio l’angioma sottoglottico.
Tumori vascolari benigni e pseudotumori vascolari
Tumori vascolari maligni
Se ne distinguono 4 forme
Sono dilatazioni di vasi del sistema linfatico, agglomerati di origine congenita displasica.
La diagnosi di queste patologie va fatta con ecografie, tac e risonanze. Il trattamento definitivo ove possibile va fatto con la chirurgia a condizione che siano asportati tutti i linfatici dilatati.
Le telangectasie sono dilatazioni dei vasi dermici superficiali. Esistono diversi tipi clinici di teleangectasie:
Un aspetto comune a tutti questi tipi clinici è la scomparsa completa alla vitropressione, a differenza delle porporre. Il meccanismo che conduce a queste formazioni è ignoto. Possono dividersi in:
Gli angiocheratomi sono dilatazioni vascolari a superficie cheratosica si dividono in:
La porpora è costituita da macchie emorragiche dovute allo stravaso di sangue nel derma. Di colore rosso porpora, poi brunastro, esse non scompaiono alla vitropressione. Sono possibili diversi aspetti: petecchiale (puntiformi e lenticolari), ecchimotico (estese macchie violacee lividiformi talvolta a contorni geografici o reticolari) o del tipo di vibice (strie lineari). La diagnosi eziologica è la tappa fondamentale.
Il raggruppamento delle vasculiti comprende affezioni molto diverse, accomunate da un aspetto anatomopatologico: la presenza di lesioni necrotiche o infiammatorie delle pareti vascolari dovute a un meccanismo immunitario.
Le manifestazioni cutanee sono dominate dalla porpora petecchiale infiltrata, ma l’eruzione è spesso più polimorfa e associata a noduli dermici, macule eritematose o eritemato-edematose che possono assumere l’aspetto di lesioni orticariose fisse, livedo, vescico-bolle capaci di evolvere in ulcerazioni più o meno profonde e coperte da escare. È importante ricercare i segni diretti del coinvolgimento vascolare. Le manifestazioni extracutanee comprendono sintomi generali, artralgie e segni di interessamento renale o nervoso.
Il trattamento delle vasculiti allergiche è il riposo a letto.
Alterazioni trofiche legate all’insufficienza venosa cronica:
Clinicamente esordisce sul dorso e sulle dita dei piedi, non si associa a dolore e inizialmente si attenua durante la notte, quindi persiste, si organizza determinando una fibrosi e spesso si aggrava in seguito a episodi infettivi acuti: esito finale elefantiasi, dove il volume del piede, della gamba, della coscia, dei genitali esterni e del perineo appare enormemente aumentato. L’ispessimento della cute si accompagna talvolta a una caratteristica papillomatosi verrucosa brunastra o alla comparsa di vescicole ripiene di linfa. L’infiltrazione della pelle, delle dita, dei piedi, impedisce il sollevamento in pieghe della loro superficie dorsale. Classiche e frequenti complicazioni di linfedema sono l’erisipela e la linfagite. Il linfangiosarcoma è una complicazione rara ma drammatica del linfedema. Trattamento più rapido possibile con compressione e drenaggio.